La noia

Prima che la cumbia della noia si infilasse nella nostra testa, tra radio e feed social, ci stavamo attivando già da tempo per scrivere questo articolo.

Spinti da un vortice di predominanza maniacale sull’essere per apparire – anche solo digitalmente – ma consapevoli che è sempre meglio praticare la Jomo, ci siamo chiesti se effettivamente esiste del tempo in cui non solo siamo off line, ma non facciamo assolutamente nulla.

Scovando nella rete, sono diversi gli articoli che ne parlano e che già hanno affrontato il tema diversi anni fa, come questo interessante approfondimento di Sara Della Croce per La finestra sulla mente. La noia, se assecondata e ascoltata, è in realtà una importantissima fonte di creatività; si è inconsciamente più reattivi e desiderosi di mettersi in gioco dopo che ci si è annoiati. Il tempo trascorso e percepito come noioso, perché fatto di azioni poco stimolanti o ripetitive, lascia spazio a pensieri dalle antiche correlazioni, che si sentono liberi di agire in un contesto in cui non si richiede particolare energia.

Certo, questo avviene più facilmente se non cerchiamo di distrarci: quante volte da quando siete qui, avete guardato il cellulare? Avete già bevuto un secondo o un terzo caffé subito dopo il primo paragrafo? Non saremmo dispiaciuti, certamente. Abbiamo solo intuito che la nostra frenesia nell’assecondare ogni minimo stimolo raggiunge anche i ragazzi, bambini e bambine.

Spesso accade che anche loro abbiano bisogno di una vita programmata: “mamma, papà, e dopo che facciamo?”. Lasciare che i bambini si annoino è una necessità suggerita anche da alcuni psicoanalisti nei primi anni novanta e che aumenta con l’incedere delle inventive tecnologiche, che siano ludiche o digitali.

La noia dei bambini, come quella degli adulti, stimola la sua risoluzione nella scoperta di una “sfera creativa di sopravvivenza”; ha a che fare con il conoscere sé stessi, trovare un rimedio al momento di stallo, ascoltando cosa si potrebbe fare per stare meglio.

Un gioco molto interessante condiviso dalla psicologa inglese Lyn Fry su un articolo dell’Huff Post di qualche anno fa, è questo: invitiamo i bambini e le bambine a stilare una lista di cose che desiderano fare, la useremo quando ci diranno che sono annoiati, esortandoli a metterla in pratica.

Secondo noi è una buona tecnica, potremmo sperimentarla anche tra gli adulti durante i lunghissimi pranzi di matrimonio o in ufficio dopo aver chiuso tutte le task. Non trovate?

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