41 opere in cinque momenti di mostra: le tele del pittore di origine greca arrivano per la prima volta nella capitale lombarda, portandosi dietro la solita fila nel cortile di Palazzo Reale: come mancare?
Doménikos Theotokópoulos, noto come El Greco, nasce sull’isola di Creta ma si arricchisce del fermento pittorico di città come Venezia, Roma e Toledo, da cui attinge per la sua fortunata carriera artistica.
A Creta dopo il 1541, anno in cui nasce, domina la pittura degli iconografi bizantini che ispira la sua giovane produzione. Ma ventenne, con il primo viaggio in Italia, ammira e conosce Michelangelo, Parmigianino, Correggio, Tintoretto e soprattutto Tiziano.
L’uso della luce e del colore del rivoluzionario pittore rinascimentale di origine veneta, ammaliano anche El Greco, che trascura una formalità nel disegnare volti e corpi per dare spazio a contorni cromatici quasi passionali, dove le forme sembrano ammorbidirsi e raccontare la biografia del corpo a cui appartengono.
La personale interpretazione della sfarzosità barocca e della lucentezza rinascimentale del periodo permettono alle opere di El Greco di essere drammaticamente espressive, oltre che riconoscibili dagli altri pittori dell’epoca.
Corpi oblunghi e tratti somatici psicologicamente compromessi appaiono sia nelle trinità che nelle scene di composizione religiosa, come per “San Martino e il mendicante” o nel più mitologico “Laocoonte”.
Orecchie sproporzionate, dita affusolate e occhi allungati sembrano rendere parenti tutti i suoi personaggi, come a voler sancire l’appartenenza di stile rispetto a quella su committenza.
Per questo i suoi lavori sono così attuali e di diretta assuefazione: nell’arte moderna ritroviamo alcune sue influenze in pittori come Chagall prima e Bacon poi. Chi almeno una volta non si è soffermato sulle forme fluttuanti che abitano le loro opere?
Ecco perché andare a vedere la mostra, consapevoli di osservare una pittura di almeno quattrocento anni prima.
Fino all’11 Febbraio 2024.
Mostra a cura di Juan Antonio García Castro, Palma Martínez – Burgos García e Thomas Clement Salomon, con il coordinamento scientifico di Mila Ortiz e promossa dal Comune di Milano Cultura e prodotta da Palazzo Reale e MondoMostre, con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia.