“Pensa che diventerai una grande star! E sarai tu a firmare gli autografi ai bianchi”.
Il film di Matteo Garrone che ha vinto il Leone d’Argento come miglior regia e il Premio Mastroianni a Seydou Sarr come giovane interprete protagonista, è un film necessario prima ancora di essere valutato in qualsiasi altro modo.
Il viaggio che racconta è quello di due ragazzi adolescenti, che di nascosto dalle proprie famiglie, di cui vediamo appena tradizione e colori, decidono di lasciare il Senegal per raggiungere l’Europa, l’Italia possibilmente.
La storia si incentra su tutte quelle tappe del viaggio che nessuno di noi conosce davvero, da come ogni richiesta di diritti abbia un prezzo in dollari e di come gli essere umani si permettano liberamente di mercificare sul bisogno di conoscenza di propri simili, conoscenza che è poi sinonimo di libertà.
Dall’assenza e falsificazione dei documenti alla traversata nel deserto; dalle torture in prigione ai ricatti, fino al “viaggio della speranza” in uno dei “barconi”, ultima tappa del film ma non del viaggio che invece – nella realtà dei fatti – per un migrante non è ancora finito.
Niente di più attuale e schietto quello che abbiamo visto al cinema i giorni scorsi, che lascia un buco allo stomaco e un nodo in gola, perché la storia di Seydou e Moussa è solo presa in prestito, ispirata a milioni di storie tutte vere.
Fin troppo perfetti e quasi lussuriosi sono i colori di ogni scena, come anche ferite, sudore e lacrime: sembrano laccate, quasi come a spergiurare che nulla è come sembra. In fin dei conti anche Seydou ha le allucinazioni e fa sogni magnifici nonostante il contesto in cui si ritrova.
È in questa contraddizione diegetica che vediamo un significato di speranza e un appello politico e sociale universale: “occorre sostegno ai Paesi di origine dei flussi migratori. È necessario rendersi conto che soltanto ingressi regolari, sostenibili, sono lo strumento per stroncare il crudele traffico di esseri umani (…)”, Sergio Mattarella, Meeting di Rimini 2023.
Voto da zero a dieci, sette.