A partire dall’omicidio di Giulia Cecchettin e con la ricorrenza del 25 novembre dello scorso anno, la violenza sulle donne ha subito una svolta, passando dall’essere ritenuta quasi un fatto “mainstream” all’essere finalmente diventata un fatto politico. Certo, abbiamo dovuto contare innumerevoli morte per poter tirare queste somme e c’è voluta l’inaspettata presa di posizione di una sorella maggiore, Elena Cecchettin.
Ma quello su cui ci siamo soffermati e che resta un grande dilemma è come si arriva a tale violenza, soprattutto fra i più giovani. Il focus sui testi delle canzoni è stato un bel tema, che negli ultimi mesi ha tenuto impegnati rapper vecchi e nuovi, critici musicali, produttori: quanto influiscono i brani di cantanti famosi sulle azioni di ragazzi e ragazze?
Non è solo una questione italiana e non è solo legata ai testi in sé per sé: le canzoni raccontano un modo di vedere il mondo che di fatto continua a essere sessista, “i femminicidi sono la punta dell’iceberg di violenze e sopraffazioni che colpiscono milioni di donne di qualsiasi classe sociale e ovunque nel mondo, che ognuna conosce e teme da quando è nata. (…) La violenza serve a ristabilire la gerarchia, che qualche donna ha pensato di mettere in discussione, è l’espressione di un sistema di potere millenario in crisi, ma che è ancora ben radicato nei comportamenti quotidiani.” (Annalisa Camilli, L’Essenziale, 2023)
Non è credibile incolpare Massimo Pericolo perché in una sua canzone parla male di una donna che lo uso solo a letto o Sfera Ebbasta perché è possessivo nei confronti della sua ragazza. Il problema è come questi testi vengono interpretati e fatti propri, quale educazione al consumo culturale è stata messa in pratica. Nessuna. Il problema è sempre lo stesso: non esiste educazione, non esiste prevenzione.
“Solo un lavoro culturale che contrasti le consuetudini e i modelli di violenza contro le donne e le ragazze può quindi invertire la rotta”, sostiene il rapporto di ActionAid dell’ultimo anno. Ma l’attuale governo nel 2023 ha diminuito del 70 per cento i fondi stanziati per la prevenzione della violenza di genere: si è passati dagli oltre diciassette milioni di euro del 2022 ai cinque milioni dello scorso anno.
Il lavoro è lungo, ma è per questo che ne parliamo e continueremo a farlo.
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