Generazione chimica

Il 6 settembre 2023 è stata inaugurata a Colleferro una piazza in memoria di Willy Monteiro Duarte, il ragazzo che tre anni prima aveva perso la vita per aver soccorso un amico durante una rissa: i suoi aggressori lo uccisero a calci e pugni. La piazza oggi porta il suo nome, così come il decreto Conte II, “norma Willy”, che nel 2020 aumentava le pene relative alla daspo (divieto di accedere a manifestazioni sportive) contro la movida disumana in città.

Sempre nel settembre 2023 avevamo parlato di “violenza come urgenza” (trovate l’articolo completo qui), alludendo alle nuove norme restrittive contro i minori con il decreto Caivano, che in questo caso non è un nome proprio di persona, ma di un quartiere in cui un gruppo di minori ha stuprato due cugine di 10 e 12 anni.

L’aumento delle pene, degli obblighi nei confronti della legge e i divieti di accesso in luoghi pubblici e privati non sono mai andati a genio a psicologi e psicopedagogisti, come a diversi cittadini, che invece difendono il bisogno di risolvere il problema alla base: educazione emotiva e affettiva prima di tutto.

Lo scorso mese è stato ucciso Thomas Christopher Luciani, un diciassettenne di Pescara che aveva un debito economico di droga nei confronti di uno dei due assassini suoi coetanei. I due ragazzi non si sono fatti scrupoli e in un parco pubblico lo hanno accoltellato a morte, attorniati da un gruppo di amici che guardavano in silenzio. Una volta chiusa la questione, tutti al mare a fare il bagno, come se nulla fosse mai accaduto.

Di solito non ci occupiamo di cronaca nera e non entriamo mai così nel dettaglio, ma quello che ci preme e di cui ci siamo resi conto è la totale mancanza di empatia del gruppo. Per usare le stesse parole di Stefano Rossi, psicopedagogista scolastico ed esperto di didattica cooperativa, la generazione Z soffre di “deficit di empatia”, quindi non è in grado di sentire il sentire dell’altro.

Il vuoto che questo deficit procura è lo stesso in cui brancolano le famiglie di questi ragazzi (e non solo), che sono totalmente disorientate. Accecate dalla necessità di dimostrare felicità e agio a figli e figlie, non comprendono l’importanza dei divieti e delle responsabilità nel non permettere quello o questo. Non siamo pedagogisti, ma osserviamo una società che cambia: l’avvenenza dei social con una vita fittizia a portata di mano annebbia le prese di posizione e svaluta l’importanza delle relazioni fisiche, affettive.

Questo non avviene solo nei confronti di minori, ma anche nelle vite di noi adulti. Osserviamoci: quanto tempo passiamo davanti allo smartphone nonostante la compagnia? Quanto è necessario distrarsi con uno spritz in mano? Non siamo bacchettoni, abbiamo però bisogno di mettere luce su quello che ci sfugge di mano: la realtà dei fatti.

È emerso di recente che bere alcol sembra essere passato di moda, diversi marchi cominciano a sbizzarrirsi con proposte di bevande alcol free: che possa essere un primo passo verso la disintossicazione generazionale?

Abbiamo bisogno di stringerci un po’ di più, sappiamo cosa vuol dire non potersi toccare per mesi e non possiamo farlo solo per togliere di mezzo qualcuno. Voi che ne pensate?

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