Non è un fenomeno nuovo: già durante la crisi del 2008 l’ottimismo di inizio millennio andava scemando e la tendenza alla sobrietà si prendeva le scene, soprattutto a partire dal settore della moda, dove apparire è obbligatorio.
La parola “recessione” ha sempre fatto avanti e indietro nella lettura dei movimenti economici della società. Con costanza infatti è tornata a far parlare di sé anche nel 2023, tra passerelle e social, dopo due anni di pandemia a mortificare ogni investimento.
Con l’incremento della comunicazione in rete e la diffusione sempre più facile di qualsiasi concetto, la parola diventa un trend e il suo esibizionismo inizia a comparire su video, post, meme.
“Precariato, inflazione e un’ansia dilagante dominano il dibattito pubblico: la parola “recessione” è tornata ad aleggiare nei titoli di giornale. Non stupisce insomma che le tendenze del 2023 ci invitano ad abbassare la voce e a nascondere lo sfarzo dietro un’estetica più minimal e concettuale.” (fanpage.it)
Oggi, nel 2025, la sensazione non è diversa: la realtà prende il sopravvento, una realtà non più patinata e ottimista, di sfoggio e sfarzo, ma finalmente in contrasto con la verità di un’epoca che non riesce più a fingere.
La necessità ora è quella di risparmiare, di eliminare il superfluo, di portare avanti la tendenza al “recession core”: meno ironia e più consapevolezza di quanto sia precario il mondo in cui viviamo.
“Complici i dazi, l’inflazione in ulteriore crescita e la certezza di una recessione dietro l’angolo, sui social si moltiplicano contenuti in cui si esalta la privazione. L’ansia economica è diventata permanente e il minimalismo una necessità più che una scelta estetica o ambientale.” (thevision.com)
Dimostrare che “no, non posso permettermelo” è oggi quasi normale e la Gen Z è la prima a rompere il muro di inadeguatezza e imbarazzo di fronte ai rincari delle più piccole cose: la colazione al bar, la spesa, i concerti.
“Pur lavorando e impegnandoci per risparmiare, infatti, il denaro non rappresenta più una rassicurazione, ma un elemento a cui associamo sentimenti come inquietudine, ansia e stress” (thevision.com)
Reel e storie adrenaliniche con location mozzafiato sembrano sempre di più un prodotto dell’AI che la reale condizione di chi li posta. Oltre al preconcetto della fiction, i social oggi sono un luogo in cui mostrare ciò che non si ha più e senza alcuna vergogna.
Finalmente, diremo noi. Ma tutto questo smuoverà veramente qualcosa?
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