Quando è stato diffuso sui social media di Donald Trump “Welcome to Trump Gaza”, il senso di sconcerto ha fatto il giro del web, insieme al video stesso.
Molti lo hanno visto, mentre alcuni intellettuali, giornalisti e giornaliste, hanno scelto di non guardarlo per una presa di posizione etica: quando è troppo è troppo. Ma ne hanno scritto ugualmente, e il punto del nostro articolo è proprio questo: aderire alla visione per poi parlarne.
Perché discutere e diffondere un contenuto online politicamente inaccettabile, scorretto e senza rispetto alcuno?
Welcome to Trump Gaza racconta uno scenario irreale e totalmente agghiacciante, “in cui dalle macerie si passa a una scintillante GazaDubaiTrumpland, dove Trump e Netanyahu prendono il sole in spiaggia mentre Musk sparge sulla gente banconote come fossero coriandoli.” (tlon.it)
Nonostante sia passato quasi un mese, abbiamo deciso che sì, bisogna parlarne perché quello a cui stiamo assistendo ultimamente è inaccettabile. È inaccettabile la libertà con cui gli Stati Uniti si stanno prendendo gioco del mondo, scavando dall’interno e a partire proprio dalla manipolazione della comunicazione.
Il messaggio diffuso da Trump, come anche “Gaza 2035”, l’immagine distopica pubblicata da Netanyahu lo scorso maggio, “non sono scivoloni comunicativi. Non è un errore di valutazione. È lo stato in cui la distinzione tra realtà e simulazione non solo sfuma ma viene abolita come irrilevante. (…) Il messaggio è chiaro ed è il seguente: “Noi facciamo quello che ci pare. (…)” (tlon.it) E la democrazia dell’AI li aiuta.
Fortunatamente sembra che chi vive il terrore di quelle terre, tra Israele e Palestina, non abbia avuto tempo o meglio non abbia dato importanza al video (Tutta la città ne parla, Radio Tre) e questo dimostra dimostra che esiste un limite, esiste la possibilità di andare oltre e provare a cambiare le cose. Come non possiamo dirlo, ma è per questo che dobbiamo continuare a parlarne.
Partecipa alla discussione su LinkedIn