Le primissime forme d’arte che studiamo a scuola da quando siamo piccoli, sono quelle relative ai nostri antenati: segni incisi sulle caverne e sulle rocce, forme che raffigurano animali, esseri viventi o demoni, oggetti. L’uomo della pietra non era però già un artista, la sua era infatti una primissima forma di comunicazione.
Anche il professor Stefano Calabrese, Docente di semiotica all’Università di Modena e Reggio Emilia, la pensa così; soprattutto quando i segni in questione sono quelli dei bambini: “il disegno costituisce la prima vera grammatica della comunicazione. Attraverso le aree cerebrali visive i bambini apprendono l’alfabeto della realtà e iniziano ad attribuire significato.”
E se i così detti scarabocchi non fossero solo dei segni pasticciati, ma racchiudessero un mondo diverso agli occhi degli adulti e il primo modo di vedere il mondo ai loro occhi? E se dietro ogni riga, puntino, puntone, ci fosse molto di più di una semplicistica interpretazione della loro realtà?
Calabrese continua: “le attività grafiche si presentano come imprescindibili strumenti conoscitivi, cognitivi, espressivi e comunicativi sin dai primi mesi di vita”.
Per questo lo scorso autunno è nato il primo Archivio Digitale del Disegno Infantile, inaugurato durante il Learning More Festival a Palazzo Baroni di Reggio Emilia. L’Archivio è online e di libero accesso, ospitato dalla piattaforma interattiva Lodovico, a questo link: lodovico.medialibrary.it
Contiene una “banca dati di narrazioni visive” prodotte da bambini e bambine dai 0 ai 14, si tratta di disegni classificati per genere ed età e nominati da un titolo ipoteticamente rappresentativo del soggetto disegnato.
Importante fonte di evoluzione del linguaggio e della comunicazione visiva, l’Archivio permette di conoscere le singole generazioni e con il tempo metterle a confronto, a partire proprio dalle prime esperienze visive dei bambini, “mettendo in luce sia cambiamenti culturali che sviluppi cognitivi”.
Cominciare da loro, porre attenzione su come si esprimono è un piccolo passo avanti verso quella educazione emotiva di cui abbiamo parlato in molti modi e per diverse occasioni. Prima di educare, bisogna conoscere e questo è un interessantissimo punto di vista, nonché di partenza.
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