Un articolo sulla musica che non parla di Sanremo

Febbraio è il mese di Sanremo. Diversi italiani e italiane all’estero coinvolgono le comitive acquisite per divulgare il festival oltre confine. Un successo da sempre molto sentito.

Lo segue chi lo critica per infierire con cognizione di causa, lo segue chi è appassionato per tifare l’artista del cuore e lo seguono i media, per avere un’altra buona scusa in trend di cui sparlare online. Sì, lo seguiamo anche noi.

Ma il punto non è Sanremo, è la musica. Produce linguaggi da sempre in evoluzione perché racconta in modi diversi la società contemporanea.

Ma più della singola canzone, più di questo appuntamento annuale che fa una selezione popolare e davvero minima rispetto alla moltitudine odierna, parlano gli album musicali. Lo sapevate che per partecipare a Sanremo bisogno avere una discografica già pronta alle spalle?

Abbiamo preso alla larga il tema, ma tutto questo per dirvi che gli album sono i primi statement di una presa di posizione linguistica, nonostante la liberalizzazione degli ascolti singoli nati con le piattaforme musicali. La costruzione e decostruzione della società passa anche – e soprattutto – attraverso la musica.

Ci siamo lasciati ispirare dagli ultimi album di artisti vari, diversi per genere e temi; vediamone alcuni: Cosmo con Sulle ali del cavallo bianco, La Rappresentante di Lista con Giorni Felici, Marrakech con È finita la pace.

Dalla decostruzione del maschio-macho, Cosmo si apre all’accoglienza quasi sottona del femminile, presente in tutti i suoi testi. Poi ci sorprende con tagli elettronici e lì lo riconosciamo, ma la necessità di avvicinarsi a un nuovo modo di vedere la mascolinità ci sorprende quanto ci lascia sperare.

Mentre Giorni Felici “sembra partire dalla visione di un singolo, da una storia personale, che si allarga abbracciando una collettività e diventando fotografia di un sentimento comunitario, che riguarda tutti” (rockol.it). La Rappresentante di Lista prosegue la sua lotta narrativa (anche se ormai in modo un po’ mainstream) dell’urgenza di farsi sentire contro.

Isolamento e solitudine, rapporti sociali e un diverso concetto di libertà sono poi i protagonisti del settimo album di Marra, dove “Non serve una sonda per sapere che è tutto marcio. Non serve la bolla per vedere che è tutto piatto / Non siamo in pericolo, siamo il pericolo” (dal testo “Crash”).

Vi starete chiedendo se siamo diventati un mag di musica. No, queste non sono recensioni di dischi, ma parlano di come gli artisti e le artiste oggi vedono il mondo, lo cantano e mandano un messaggio. Ci sono poi rapper più o meno famosi, che urlano testi agghiaccianti, quelli che ascoltano alcuni adolescenti per strada, personaggi come Nerissima serpe o Doc 3.

Ma se non ci piacciono, possiamo iniziare a farci qualche domanda in più. Ascoltiamo più musica per capire in che modo migliorare il nostro linguaggio.

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