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Twist, twist, tutto il mondo
Twist, twist, sta impazzendo
Sogna, vuol tornare
Una lunga notte ancora mai più scordare
A St. Tropez
La gente si chiede perché
Tu balli il twist
Portando un vestito in lamé
Vuoi sembrare ancor più bella
Ma la moda è sempre quella se
Tu balli il twist
[…]
Nel 1958 Peppino di Capri cantava “Saint Tropez twist” e non avrebbe mai immaginato che con la fine dell’estate 2024 la cittadina si sarebbe guadagnata un posto in classifica fra quelle che no, anche basta turisti per favore. Il sindaco ha di recente invitato le persone a raggiungere la città anche in altri periodi dell’anno: le stradine del centro storico sono effettivamente troppo piccole per tutti e tutte, tutti insieme.
Insieme a St. Tropez ci sono anche Santorini e Capri, luoghi cult per selfie e spintoni tra le folle dove il fenomeno dell’overtourism ha raggiunto ogni limite. Nel corso degli ultimi anni già Firenze e Roma sono state città portavoce di un turismo massiccio; senza contare Venezia, Milano e di recente anche Bologna e solo per restare in Italia.
Tra luglio e agosto scorsi avrete sicuramente letto le polemiche dei residenti locali rivolte ai vacanzieri di luoghi come quelli citati, con rispettivi ammonimenti ripresi suoi social: “Via i turisti”; “Tourist Go Home”; Tourist: your luxury trip, my daily misery”.
Ma cosa è successo questa estate?
Incremento dei voli low cost e al diavolo l’eco-viaggio? Non solo, anche la necessità di instagrammare la propria presenza come riprova di una valuta sociale di consenso: “Io c’ero, non hai visto?” L’overtourism è uno dei tanti fenomeni presenzialisti che i social network hanno incrementato, ma la preoccupazione reale dietro questo evento non è il tempo insano che le persone dedicano a scatti da postare live vicino a monumenti conosciuti, quanto piuttosto gli effetti che l’elevata presenza di persone riversa sull’ambiente, sul paesaggio e sugli ecosistemi, oltre che sul benessere socio-culturale dei residenti: chi vuole vivere in una città che si anima in modo eccessivo solo per tre mesi l’anno?
Questo argomento va di pari passo con l’impoverimento intellettuale dei centri storici e la cosiddetta foodification, ne abbiamo parlato qui, dando qualche soluzione. Tuttavia abbiamo bisogno di una regolamentazione.
L’organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) nel 2018 aveva già elaborato 11 possibili strategie per gestire il sovraffollamento nelle città (N.d.R.), le riportiamo:
- promuovere la dispersione dei visitatori all’interno della città e oltre
- promuovere la dispersione temporale dei visitatori
- stimolare nuovi itinerari e attrazioni
- rivedere e adattare la regolamentazione
- migliorare la segmentazione dei visitatori
- garantire alle comunità locali benefici dal turismo
- creare esperienze in città sia per residenti che per visitatori
- migliorare le infrastrutture e le strutture della città
- comunicare con e coinvolgere gli stakeholder locali
- comunicare con e coinvolgere i visitatori
- controllare la risposta alle misure
Consapevoli del fatto che diversi punti sono qui generalizzati, la risposta sembra risiedere nella gestione dei flussi, nel tempo e nello spazio: viaggiare sì, ma non solo ad Agosto. Questa ipotesi aprirebbe un nuovo capitolo: rivedere le ferie aziendali standardizzate dai periodi di festa, ormai consolidati anche quelli.
È arrivato il momento di mettere seriamente in discussione il tempo libero e quello produttivo di ognuno di noi. Voi siete pronti?
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