Questa volta non vi parleremo di nessuna mostra specifica: il mese scorso la nostra agenda culturale è stata fin troppo intraprendente.
Vi abbiamo immaginato in giro per l’Italia, tra isole e riviera, per flaggare le mostre viste da quelle che non avete fatto in tempo a raggiungere.
Ma il sole brucia ancora e d’altra parte se siete qui a leggerci, è perché avete tempo.
Lo conoscete WePresent?
Si tratta del magazine culturale nonché ramo editoriale di WeTransfer, lanciato nel 2018 e che allieta l’attesa di caricamento file una volta nella piattaforma. La homepage esplode di colori e forme, alternando fotografia a pittura, illustrazione e concept creativi e dal menù è possibile raggiungere una serie di artisti proposti dal sito, conoscere la loro arte e la loro storia.
“Our mission is to be the most representative creative site on the internet. To date we have worked with more than 1000 artists from over 100 countries. We’ve even won a few awards along the way, including an Academy Award for “The Long Goodbye”, a collaboration with Riz Ahmed and Aneil Karia. We tell stories that span diverse communities—whether that’s age, race, geography, gender or sexuality—because we believe that more voices equals better ideas.”
Il loro manifesto esplode di collettività e desiderio di divulgare arte. WePresent è infatti un museo contemporaneo virtuale, in cui si rischia di perdersi per ore. Ma la cosa di cui davvero vogliamo parlarvi è la nomination di Olafur Eliasson come guest curator 2024. L’artista danese classe 1967 lavora da sempre con installazioni e fotografie per raccontare la complessità di un mondo affatto uniforme, un universo multiforme di interazioni e interpretazioni fatto di tanti piccoli mondi.
“Ciò che mi interessa di questo anno è la consapevolezza di vivere in un momento di policrisi: l’emergenza climatica è profondamente connessa con l’ingiustizia razziale, la disuguaglianza digitale, l’instabilità economica, la diffusione delle malattie e altro ancora. Nessuna crisi può essere vista o affrontata isolatamente dalle altre.” Nel suo statement Olaf indirizza chiaramente il percorso curatoriale che vuole intraprendere e lancia i nomi delle personalità che affiancheranno il suo lavoro e la sua ricerca per la piattaforma: l’art director di EOTO (Each On Teach One) Sarah Masete, l’artista new media di origini egiziane Hadeer Omar e la scrittrice Neema Githere.
Non ci resta che seguirli da vicino, mentre sotto l’ombrellone non vogliamo fare il bagno e abbiamo trovato un po’ di ombra che ci permette di leggere dallo smartphone senza strizzare troppo gli occhi.