“Per il recupero del materiale cartaceo in condizioni di forte bagnatura si può agire in due modi. Una soluzione, che fu usata dopo l’alluvione del 1966 a Firenze, consiste nell’asciugare i documenti cospargendoli di segatura addizionata con un fungicida, quindi interfogliarli con carta assorbente da cambiare più volte, infine asciugarli con essiccatoi in ventilazione di aria calda o fredda (…).
La seconda procedura, più moderna e ormai testata in più occasioni, consiste nel surgelare i documenti ed estrarre l’umidità tramite liofilizzatori: si ottengono così pezzi perfettamente asciutti dai quali le tracce di fango possono poi essere eliminate con semplice spazzolatura. (…)
Questo è un estratto di una lettera del Dicembre 1966, inviata dalla Soprintendenza Archivistica agli enti che detenevano gli archivi vigilati toscani, in relazione alla grande alluvione di Firenze dello stesso anno. Fu l’Arno a straripare.
Nel 2011 tocca alla città di Aulla e ai volumi del XV-XVII secolo dell’Archivio storico: è il fiume Magra a tracimare, con l’alluvione che colpì parte della Lunigiana e anche in questo caso si ricorse al congelamento. Quattro celle frigorifere della Bofrost e della Mercafir per blocchi di ghiaccio da oltre 7 chili e quasi 300 libri.
Maggio 2023, l’alluvione arriva in Romagna, toccando città come Faenza, Forlì e Cesena.
A Forlì l’acqua e il fango invadono l’archivio comunale in zona Cava e il seminterrato del seminario diocesano, a San Benedetto. L’acqua raggiunge testi preziosi, alcuni risalenti anche al 1500 e la surgelazione torna a essere l’unico modo per salvarli. La Orogel mette a disposizione i suoi congelatori e moltissimi volontari si offrono per portarli nella loro sede di Cesena.
Congelare un libro per salvarlo: ci avreste mai pensato?
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