Il Robot Selvaggio, Chris Sanders

Quando dentro agli ingranaggi si nasconde un cuore.

Scena tratta dal film "Il robot selvaggio", di Chris Sanders (2024)

“Un Rozzum completa sempre il compito che gli dai, vedrai! Ti occorre… assistenza?”

Rozzum unità 7134 è un robot femmina programmata per sopravvivere in qualsiasi condizione e soddisfare le esigenze di chi la attiva. Un giorno si sveglia su un’isola dopo il naufragio della nave in cui viaggiava e grazie all’elevata tecnologia di cui è dotata, fa presto mente locale del luogo in cui si trova.

Decodifica il linguaggio degli animali, si fida di una volpe che inizialmente la aggira per fare i suoi comodi, finisce per adottare un piccolo d’anatra di cui distrugge involontariamente il nido uccidendo la mamma.

Poi impara a conoscere le stagioni e il mutare del tempo, a ripararsi dal freddo in modo efficace e infine è pronta a insegnare il meglio per preparare il suo piccolo alla grande migrazione. Scopre cosa vuol dire essere mamma, essere un’amica, essere una guida e un punto di riferimento e fa tutto questo senza un cuore pulsante. Ma sarà mai possibile?

Tratto dalla trilogia illustrata di Peter Brown, Il Robot Selvaggio è una storia di amore e amicizia, ma anche di confine: esiste un mondo robotico e uno animale e no, qui l’essere umano non c’entra.

Ma come ogni buona favola che si rispetti, sono gli animali ad assumere comportamenti umani, creando empatia con il pubblico. Mentre ai robot è in capo la perseveranza di portare a termine un compito, che sia anche distruttivo. Dov’è la via di mezzo? In Rose, diminutivo romantico del nome di serie della robot protagonista.

Scena tratta dal film "Il robot selvaggio", di Chris Sanders (2024)

Durante il film apre spesso la porticina metallica del suo sterno, ne tira fuori un mucchio di ingranaggi ed è sempre più spinta a capire cosa la distrae da un compito prestabilito, perfino quando capisce che la foresta non è il posto adatto a lei. Cerca di raggiungere i suoi robot, di tornare in città omologate al mantenimento della produzione e dell’industria, che la vogliono operaia e in perfetta sincronia con i compiti da svolgere. Ma non ci riesce, vuole restare infangata o innevata, a capire cosa la trattiene.

L’amore. La trattiene l’amore. Non si innamora di nessun robot maschio, non si trasforma in animale, semplicemente scopre che prendersi cura del prossimo non è un compito necessario, ma un sentimento di vicinanza e affetto che non conosceva.

Questo film fa piangere, finalmente, e fa piangere perché accende in noi tutte quelle emozioni di cura e ascolto che sembrano oggi estinte.

Ne parliamo sempre più spesso, ma è difficile adottarle in un mondo in cui si richiede velocità, presenza, performance.

In una città governata dalla tecnologia, qualcuno cerca Rozzum unità 7134 e non è disposto ad arrendersi senza combattere; piuttosto annienta ogni cosa pur di ottenere quello che vuole: lei. Il film però non ci spiega perché. Non ci dà alcuna valida motivazione per giustificare la distruzione a cui il pubblico assiste: foresta in fiamme, animali in pericolo, necessità di sopravvivenza e tutto per riportare una stupida robot a casa.

Ci viene da pensare che questo buco narrativo non sia un silenzio, piuttosto una vera impossibilità nel dare senso alla guerra: davanti allo sterminio non esiste arma con cui combattere, non esiste ragione da sostenere.

Scena tratta dal film "Il robot selvaggio", di Chris Sanders (2024)

Questa è una storia profonda fatta per bambini e bambine, dove la tenerezza travolge anche le persone adulte. Parla di accettazione e conoscenza del diverso, parla di conflitto e parla di sentimenti. E non ci interessa se in alcune parti possiamo vedere degli intoppi temporali, troppa necessità di passare da un momento diegetico all’altro: perdoniamo tutto perché quello che resta vale molto di più.

Voto da zero a dieci, otto.

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