Il nuovo singolo di Rosalia è il manifesto di una generazione

Ogni tanto in questo spazio ci capita di parlare di musica e sì, spesso quando accade siamo di parte. In questo caso è Berghain l’oggetto della discussione, l’ultimo singolo della cantante spagnola Rosalia.

Ne parliamo perché sia il video, sia la produzione musicale con gli interventi di Bjork e Yves Tumor, squarciano il tempo e mescolano anni di storia. Cultura e narrazione parlano di una generazione, quella dei Millennials, che si è trovata a gestire il passaggio dall’analogico al digitale in modo necessariamente consapevole.

Ad aprire il brano un’orchestra che ci porta indietro di secoli, pensiamo a Bach e ai contrappunti, ma anche alla frenesia di questi tempi in cui siamo sempre di corsa, appassionati e desolati insieme.

Tra realtà e sogno, la cantante si ritrova nel mondo di Biancaneve, ma nulla lascia intendere che la fiaba sia rassicurante, come di fatto lo erano quelle dei fratelli Grimm che avevano tutt’altro che un risvolto positivo.

E poi il cuore d’oro in pegno, come se impegnassimo i nostri sogni e i nostri sentimenti per qualcosa che pensavamo ci spettasse, ma che dobbiamo in qualche modo ricostruire.

“Gli appartenenti alla generazione nata dagli anni Ottanta in poi è cresciuta con l’idea che a un certo punto tutto si aggiusterà: casa, lavoro, famiglia. Per ora, però, quel momento sembra sempre rimandato a data da destinarsi. Negli ultimi tempi, la crisi non è mai finita, si è solo aggiornata di anno in anno. (…) E se i Millennial hanno imparato a sopravvivere tra sogni ridimensionati e lavori a progetto, la Gen Z si trova davanti a un futuro che non ha più un copione precostituito (…)” (thevision.com)

Leggere Berghain come manifesto sociale aiuta a raccontarci ancora di più: la consapevolezza collettiva auspica una presa di posizione altrettante condivisa e a un futuro cambiamento. Non ci piace essere pessimisti come The Vision, ma il realismo può solo darci una marcia in più.

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