Quanto è bello il borghetto più bello del mondo? Ma soprattutto, siamo sicuri sia il più bello? Chi lo decide e sulla base di cosa?
È tempo di vacanze, giriamo più facilmente in lungo e in largo nel nostro continente e a pochi metri dopo l’uscita del casello ci capita spesso di leggere che il posto in cui stiamo andando è Patrimonio Mondiale Unesco. Ne siamo orgogliosi, non vediamo l’ora di essere proprio in mezzo, essere al centro di questo Patrimonio Mondiale, denominazione altisonante che ci fa sentire geograficamente importanti, soprattutto quando il Patrimonio Mondiale è davvero molto piccolo ed è italiano.
Ma cosa vuol dire?
“L’UNESCO è l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, la Comunicazione e l’Informazione. È stata fondata nel novembre del 1945 per contribuire alla pace e alla sicurezza mondiale attraverso la cooperazione internazionale nei settori di sua competenza.” (unesco.it)
L’Italia stabilisce una propria Commissione solo cinque anni più tardi, con lo scopo di identificare, proteggere e divulgare ambienti con una valenza archeologica, storica, culturale e paesaggistica di alto livello.
“Il Patrimonio rappresenta l’eredità del passato di cui noi oggi beneficiamo e che trasmettiamo alle generazioni future. Il nostro patrimonio, culturale e naturale, è fonte insostituibile di vita e di ispirazione.” (sempre unesco.it)
Per decretare il valore universale dell’eccezionalità di un sito ed essere inseriti nella lista dei patrocini, è necessario rispondere ad almeno uno dei 10 criteri previsti nelle linee guida, ne citiamo alcuni. Il sito in questione deve:
rappresentare un capolavoro del genio creativo dell’uomo; mostrare un importante interscambio di valori umani in un lungo arco temporale; essere testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa; essere direttamente o materialmente associato con avvenimenti o tradizioni viventi, idee o credenze; presentare gli habitat naturali più importanti e significativi. (…) I punti sono dieci, ma estremamente puntigliosi: ogni punto ha in media due frasi di clausole.
Per citare nuovamente l’url italiano dell’Organizzazione, “in base alla Convenzione l’UNESCO ha fino ad oggi riconosciuto un totale di 1199 siti (933 siti culturali, 227 naturali e 39 misti) presenti in 168 Paesi del mondo. Attualmente l’Italia detiene il maggior numero di siti inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità: 59 siti”.
La precisazione di ogni punto in lista e il prestigio che il nostro paese vanta rispetto ad altri, permette di immaginare sulla carta luoghi incontaminati, davvero unici, dove anche una singola persona può sembrare d’intralcio. Ma andiamo a vedere quali sono alcuni dei siti dichiarati Patrimonio Mondiale.
Nel 1987 è stata eletta Venezia e la sua laguna, per il rapporto particolare con l’acqua e per il ponte tra Occidente e Oriente che ha rappresentato e rappresenta negli anni: economico, musicale, culturale.
Nel 2000 anche le Isole Eolie si accodano, soprattutto per la presenza di Vulcano e Stromboli, dove le reciproche presenze vulcaniche hanno permesso negli anni di studiare le evoluzioni di scosse e attività sismiche, oltre a regalare spettacoli di luce unici, sempre a debita distanza.
Nel 2021 i Portici di Bologna sono Patrimonio Mondiale Unesco: “si estendono per 62 chilometri, costruiti in legno, pietra o mattoni, oltre che in cemento armato; ricoprono strade, piazze, sentieri e passaggi pedonali, a volte su un lato solo, a volte su entrambi i lati della strada.”
Ma in che stato sono Venezia e le calli affollate, le Isole Eolie e gli scafi con i turisti che sgasano nel mare o i portici di Via Saragozza per raggiungere San Luca la domenica mattina? Boccheggiano.
Se essere Patrimonio Mondiale vuol dire diventare polo attrattivo a prescindere, senza rispettare l’eccellenza che ne è valsa il titolo, che senso ha?
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