Great resignation

Anche se è una notizia di un mese fa esatto, le dimissioni della presidente neozelandese Jacinda Arden del 18 Gennaio tornano su giornali, podcast e web magazine.
Entrata in carica nell’estate del 2017, è stata la persona più giovane nella storia del paese e la quarta al mondo a ricoprire il ruolo di premier. “Avere un ruolo così privilegiato comporta responsabilità, tra cui quella di sapere in quale momento sei la persona giusta per stare al comando e anche in quale momento non lo sei. Ho dato tutta me stessa per essere primo ministro, ma mi è anche costato molto. Non posso e non devo fare questo lavoro se non ho il pieno di energie, oltre a un po’ di riserva per quelle sfide impreviste che inevitabilmente si presentano” (fonte: ilsole24ore.com).

Lasciando da parte le ripercussioni politiche nello specifico, quello che è accaduto è sinonimo di grande responsabilità e sincerità, ma in termini sociali porta avanti un fenomeno nato negli Stati Uniti già nel 2021 e che si è poi diffuso anche in Italia: la Great Resignation, la rassegna delle dimissioni e l’abbandono del posto di lavoro, in vista di una prospettiva migliore.

Alla fine del 2022 le dimissioni volontarie hanno toccato il 60% delle aziende secondo i dati pubblicati dall’Aidp, l’Associazione italiana direzione personale. Per lo più giovani tra i 26 e i 35 anni e per lo più nel Nord Italia. La stanchezza e lo stress, ma anche la ricerca di una stabilità economica al pari di quella emotiva in vista di una qualità della vita migliore, sta velocemente avanzando. Da qui una considerazione: quanto tempo della nostra vita dedichiamo al nostro lavoro, nell’arco di una giornata? Le famose otto ore sono davvero poi otto? E in quelle restanti, riusciamo a ricaricarci davvero?
Torniamo alle dichiarazioni della Arden: “Non posso e non devo fare questo lavoro se non ho il pieno di energie”. Potrebbe equivalere al “non posso avere un figlio, (o intraprendere una relazione sentimentale seria o prendermi cura dei miei genitori) se non ho il pieno delle energie”. Riflettiamoci.

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