Fiocco azzurro o rosa? Giocattolo per bambino o bambina? Happy meal per maschietti o femminucce?
“Durante l’inserimento al nido ho osservato bambini, di entrambi i sessi, giocare con le bambole sotto lo sguardo sereno delle educatrici. È quello che Maria Montessori chiama il gioco simbolico. Il bambino riproduce ciò che vede intorno a sé, dà le cure che riceve: cambia pannolini, prepara da mangiare, spinge carrozzine. Montessori lo considera un passaggio fondamentale per una crescita sana, perché aiuta i bambini a sviluppare l’empatia e la conoscenza di ciò che li circonda, li responsabilizza e li fa sentire capaci.” Lorenza Gentile su un recente articolo uscito per ilpost.it.
Queste parole ci fanno riflettere su quanto oggi ci si soffermi molto di più a guardare con cosa gioca un bambino o una bambina. La “promiscuità ludica” (ci piace chiamarla così) è sotto occhi silenziosi di vicini di casa indiscreti o conservatori, per il timore che evidenzi una tendenza di genere piuttosto che un’altra: tuo figlio si comporta come una bambina, tua figlia si comporta come un maschiaccio. Non è passato molto tempo dal 1980, anno in cui due ragazzi siciliani che si amavano persero la vita proprio per questo motivo – derisi dalla cittadinanza e ripudiati dalla famiglia. Giuseppe Fiorello ci ha fatto un film: Stranizzi D’amuri.
Ma poi, queste indiscrezioni, questi giudizi, a cosa portano se non a etichettare una volta di più la libertà di essere come si è?
“Crescere un* figli* oggi implica larghe riflessioni e prese di posizione contro il luogo comune. Perché certe credenze sono incagliate in modo così profondo nella nostra psiche collettiva, che rimuoverle è più difficile di quanto si creda.”, prosegue Lorenza Gentile e noi non possiamo che essere d’accordo con lei. Maschio o femmina non è sinonimo di forza di carattere o sensibilità d’animo; l’uno non esclude l’altra.