Adultezza, adultità, adultare. O semplicemente crescere?

Qualche settimana fa è uscito un libro della comica Giorgia Fumo, si chiama “Ingegneria della vita adulta. Manuale vago per farcela a farcela” (HarperCollins 2024).

Non sappiamo se vi sia mai capitato di seguirla sui social, Giorgia fa davvero ridere. E con la stessa ironia ha scritto della sua generazione, che poi è anche la nostra. Di come si impieghi moltissimo tempo a capire di avere quarant’anni, ma di non essere come i quarantenni che i nostri genitori sono stati e che ci aspettavamo di imitare o di rifuggire.

Il libro è organizzato come uno di quei tomi che si studiano nelle università e ogni capitolo si focalizza su un tema specifico, con tanto di titolo altisonante e accademico. Ci sono i “Fondamenti di adultezza”, la “Scienza delle costruzioni relazionali” la “Manutenzione dell’adulto”, gli “Impianti di relazioni umane” e le “Istituzioni di procacciamento del reddito”.

“Il concetto di Adulto è cambiato nel corso del secolo scorso, perché quando i giovani hanno smesso di essere falciati da leve obbligatorie, parti podalici e infezioni nosocomiali si è posto il problema di cosa farsene di queste persone abbastanza integre da essere considerate tutto sommato nonanziane, ma fornite di una dotazione di collagene insufficiente per essere considerate “fresche”.

Giorgia Fumo ci descrive così ed è terribilmente vero. Certo, non tutti si stanno chiedendo se sono nel posto giusto al momento giusto e soprattutto nella giusta età, ma la verità è che i confini si sono allargati e non è più solo una questione di non poter fare un inter-rail con lo sconto under 27, la crescita dei Millennials si è dilatata in modo indirettamente proporzionale alla velocità delle relazioni umane. Nessuno ci aveva avvisato.

Nell’imbatterci in questo testo ci è venuto da ridere ed è forse un bene, perché abbiamo bisogno di prenderla con ironia se vogliamo sopravvivere e recuperare coraggio: per crescere (finalmente) e crescere la nostra prole.

Certo, non è proprio tutta colpa nostra, sappiamo che la società è gestita da persone di quasi due generazioni prima di noi e questo non ci aiuta, perché se non ne sapevamo nulla, figuriamoci loro.

Però siamo vicini alla consapevolezza: sì, i quaranta di oggi sono i ventisei di ieri, abbiamo avuto un sacco di tempo per fare finta di nulla. Ma cosa vuol dire essere adulti, essere adulte? Cosa vuol dire “maturare”? Chi di voi pensa che sia solo una questione di rughe sulla pelle come sulla buccia di un frutto attempato, che non viene messo in frigo né mangiato, né colto?

Questo articolo è una lunga domanda aperta, fatevi sotto!

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