Qualche tempo fa partecipammo a un corso di aggiornamento sulla sicurezza dei dispositivi tecnologici domestici e aziendali. Ne abbiamo poi anche fatto un articolo, dove però il topic riguardava l’evoluzione dell’AI sull’interior design delle nostre case, lo potete leggere qui.
Già in quell’occasione sapevamo che rendere una casa o un ufficio “smart” può avere i suoi contro, se si pensa che molti dispositivi hanno bisogno di concessioni e consensi per essere installati. E non possiamo fermarci alla convenienza.
Poiché sono connessi a Internet, questi sistemi possono essere vulnerabili ad attacchi informatici o sollevare preoccupazioni sulla raccolta dei nostri dati: occhio alle password.
Il controllo centralizzato e remoto di tutte le funzioni domestiche amplifica la sensazione di spionaggio che già si era insinuata nel nostro intimo:
quante volte vi è capitato di parlare di qualcosa con qualcuno, magari all’aperto e apparentemente lontano da qualsiasi elettrodomestico intelligente e poi ritrovarsi una sponsorizzata che ripropone quel topic?
Molte volte, lo immaginiamo. Ma se prima c’era il dubbio sullo smartphone con le orecchie, adesso non più.
Alberto Puliafito per la sua rubrica “Artificiale” ci dice che “la OpenAi ha introdotto ChatGpt Pulse, una funzione sperimentale disponibile su smartphone per chi ha un abbonamento Pro.
Pulse offre aggiornamenti quotidiani personalizzati a partire dalle conversazioni precedenti e, se autorizzato, da servizi come l’e-mail o l’agenda. Gli aggiornamenti compaiono sotto forma di schede tematiche e l’obiettivo è trasformare ChatGpt da strumento reattivo a assistente proattivo, che suggerisce informazioni e attività rilevanti.”
Comodo, no? Possiamo anche dimenticarci di fare domande. Pulse infatti fa la ricerca in modo autonomo (di solito di notte) e ci presenta aggiornamenti personalizzati la mattina, anticipando le nostre esigenze. In sostanza riceviamo un brief su possibili attività future, che sicuro sono in target.
Per offrire una personalizzazione dettagliata, Pulse richiede infine di abilitare la memoria di ChatGPT e ha la possibilità di connettersi ad account come Gmail e Google Calendar: qui torniamo al tema della privacy. Sicuri di voler condividere proprio tutto tutto con queste macchine super potenti e perennemente affamate?
La domanda non è più se i nostri dispositivi ci spiano, ma se siamo disposti a delegare la nostra autonomia informativa in cambio di una vita più smart. Stiamo scegliendo un servizio di pura convenienza o stiamo involontariamente cedendo un livello di controllo che in passato era impensabile?
L’IA sta diventando il nostro co-pilota silenzioso. Sta a noi decidere quanto profondo vogliamo che sia il suo accesso al cruscotto.
Siamo curiosi di sapere cosa ne pensate.
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