Dual Income No Kids è la risoluzione di DINK, ultimo trend che ha popolato i social e i web magazine negli ultimi mesi, oltre che essere una scelta di vita per alcune persone, anzi, per alcune coppie.
Si tratta di un fenomeno statunitense che però ha raggiunto l’Europa e anche l’Italia: come giustificare il fatto di avere quarant’anni, convivere con il compagno o la compagna e non avere prole?
In un’epoca in cui tutto ha bisogno di un’etichetta per essere riconosciuto e trendizzato, le coppie Dink sono un dato di fatto. Di calo demografico ne sentiamo parlare moltissimo, senza considerare che il problema dell’educazione giovanile è un problema prima di tutto che riguarda i genitori: sempre giovani, sempre davanti agli smartphone, realmente poco vicini alle nuove generazioni.
Ma il punto non è la sindrome di Peter Pan ormai evergreen, si tratta di una questione di equilibrio: “aggiungere una terza (o una quarta) persona alla famiglia, per quanto amata, modificherebbe irreversibilmente lo stile di vita della coppia e ridurrebbe la disponibilità di denaro per realizzare piccoli e grandi sogni. Come viaggiare per il mondo, indulgere nello shopping o andare al ristorante”. (marieclaire.it)
Vivere il presente non è forse quello che abbiamo imparato quando lo scorso anno andava di moda la mindfulness? Il qui e ora, sempre e comunque.
Sì, siamo ironici. Perché vivere il presente non ci esime dall’immaginare un futuro migliore, anche per noi stessi.
I figli e le figlie sono la linfa della nostra immaginazione, di una creatività che può rinascere, ma soprattutto di un pensare alla collettività in modo diverso, davvero comunitario.
Fortunatamente non siamo i soli a pensarla così.
Lo storico Andrea Graziosi scrive su Lucy: “sul lungo periodo avere figli conviene anche ai singoli: perché quando si avrà una certa età sarà meglio accudire anche nipotini oltre che genitori morenti; perché è bello avere vita vicino a sé quando la propria diminuisce; e perché ci sarà qualcuno che assicurerà le nostre pensioni se il sistema pensionistico dovesse entrare in crisi. (…)
La conclusione è una sola: in Italia, ma non solo, c’è bisogno di coraggio, di una rivoluzione nella mentalità, aiutata da strumenti e politiche ben più ardite. Per questo è importante comprendere la portata decisiva delle scelte che siamo chiamati a fare come individui e come società.”
Questa non è propaganda a certe attitudini di governo, ma solo una presa di coscienza di come crescere un po’ di più.
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