Lo scorso mese al calciatore della Juventus Nicolò Fagioli sono stati sequestrati tutti i suoi dispositivi con l’accusa di aver scommesso su partite di calcio illegali. Dopo aver ammesso tutto, Fagioli ha fatto i nomi di altri due giocatori: Sandro Tonali del Newcastle e Nicolò Zaniolo dell’Aston, complici quanto lui.
La notizia ha rinfrescato lo scandalo degli anni ‘80 legato al nome di “Calcioscommesse” e puntato i riflettori su l’inefficacia del “Decreto Dignità” del 2018, articolo 9, che vieta la pubblicità del gioco d’azzardo nelle manifestazioni sportive e culturali.
La caratteristica di questa legge è la sua totale contraddizione: viene aggirata di continuo, lasciando credere che la divulgazione di marchi legati al gioco del lotto siano di carattere informativo. Ma perché questo avviene?
Secondo i dati dell’industria del gaming elaborati da Agipronews, nel 2022 lo Stato ha riscosso circa 10,3 miliardi di euro, a fronte di una spesa da parte degli italiani di circa 20 miliardi di euro (fonte: ilsole24ore.com, Gennaio 2023).
Il prezzo però non è da valutare in termini solo economici, ma anche patologici: la ludopatia è una dipendenza che deriva dall’eccesso di gioco d’azzardo e riguarda circa 1,5 milioni di Italiani secondo l’ultima indagine disponibile, quella del 2018 svolta dall’Istituto superiore di sanità (fonte: wired.it, Ottobre 2023).
Per il sociologo Maurizio Fiasco l’aggravarsi della dipendenza è dovuta al fattore tecnologico: se prima si scommetteva sull’esito di una partita, oggi si scommette – “on-live” – sull’esito di un fallo o di un rigore. La possibilità di frammentare i momenti di gioco in piccoli eventi circoscritti e quindi investirli di un potenziale di riuscita che si esaurirà in un raggio di tempo molto veloce, amplifica il senso di vittoria come di frustrazione.
Il risultato finale è così immediato che non si fa in tempo a quantificare l’effort dell’atto di scommettere, praticamente nullo. Come se non si avesse la percezione del circolo vizioso in cui ci si trova.
La brevità dei momenti che il web permette di fruire, amplifica la dipendenza a volerne fruire, che sia il gioco del calcio o una challenge dell’ultimo trend. Siamo partiti dallo scandalo calcistico per arrivare a toccare una questione forse più generalista, ma che riguarda tutti: quanto ancora possiamo permettere alla tecnologia di estraniarci? E quanto al gioco d’azzardo di circolare senza controllo, nonostante un controllo su carta dovrebbe esistere? Domande aperte.
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