Non è la prima volta che in questo spazio ci soffermiamo a parlarvi di quanto sia importante conciliare la struttura di un edificio con le attività che vengono svolte al suo interno.
Soprattutto se le attività di cui si parla sono educative.
Proviamo a immaginare una scuola dove le aule non hanno porte, dove alunni, studentesse e professori non si alienano camminando lungo corridoi rettilinei illuminati al neon.
Viaggiando per il web, abbiamo scoperto che nel nord europa diverse architetture contemporanee non solo si affidano a questa concezione, ma ne approfondiscono l’idea: dalla Danimarca alla Svezia, il tradizionale modello rigido della scuola nostrana sembra lasciare spazio ad ambienti fluidi, aperti e dinamici, progettati per favorire un apprendimento collaborativo e insieme personalizzato, dove la relazione è al centro delle politiche di istruzione.
Scompaiono i banchi allineati per fare posto ad ambienti versatili, pensati per il lavoro di gruppo, ma anche per lo studio individuale. Spesso questa commistione tocca anche il fattore generazionale: bambine, bambine e ragazzi di età diverse condividono gli stessi spazi, per stimolare lo studio contemporaneo e compresente, come se condividessero i luoghi di una grande biblioteca.
Non solo quindi lezioni tematiche e materie, ma è l’architettura scolastica stessa a diventare strumento educativo: le aule si trasformano in luoghi flessibili, adattabili alle esigenze del momento, mentre le aree comuni assumono nuove funzioni, sono zone di incontro, di creatività e di sperimentazione.
Se andiamo in Svezia un esempio è il Vittra Telefonplan: si tratta di un ex-carpenteria della Ericsson in cui la scuola occupa solo una parte dell’intero complesso architettonico, che abita in una zona industriale riqualificata. Intorno allo stabile scolastico convivono ristoranti, palestre e appartamenti, così come le sedi dell’Accademia delle Belle Arti, la “Design Hall” e alcune gallerie.

Vittra school Telefonplan - Stockholm, Sweden (2011) - Project by Rosen Bosch
Progettata senza aule tradizionali, la scuola Telefonplan si inserisce in un contesto totalmente urbano, come a voler evidenziare la funzione quotidiana delle sue attività. Gli spazi al suo interno sono suddivisi in zone aperte, con mobili modulari, e angoli dedicati a diverse attività senza troppi limiti di spazio. Esistono certo anche luoghi intimi per la riflessione personale, ma non sono quelli in cui si studia.

Vittra school Telefonplan - Stockholm, Sweden (2011) - Project by Rosen Bosch
Tornando in Danimarca, l’Ørestad Gymnasium di Copenaghen si sviluppa su circa 12 mila mq; nato per contenere 715 studenti, ne ospita attualmente 1150. Anche in questo caso non esistono aule chiuse: la scuola è organizzata attorno a una grande hall centrale con gradinate e spazi aperti, incoraggiando lo scambio di idee e l’apprendimento attivo.

Ørestad college - Copenhagen, Denmark (2007) - Project by 3XN
Ma non è solo una questione di estetica o comfort: questi ambienti danno ai ragazzi e alle ragazze una percezione diversa del tempo, un tempo che non è circoscritto da limiti architettonici, stimolando immaginazione e un mare di possibilità.