Nel 2017 usciva su TIM Vision The Handmaid’s Tale, Il racconto dell’ancella, serie televisiva statunitense ispirata al romanzo di Margaret Atwood del 1985.
La storia è ambientata in un futuro totalitario e distopico, dove la popolazione soffre il crollo della fertilità e si ritrova a dover combattere la difficoltà di procreare. Così le poche donne rimaste fertili vengono assegnate alle élite del regime per fare il loro dovere.
La storia prosegue, narrando i pensieri e le vicende di Difred, una delle tante ancelle assegnate a un Comandante: viene costretta a subire rapporti ritualizzati con lui, pur di dare alla luce dei figli al posto della moglie che non può averne.
Non vogliamo raccontarvi il resto della storia, solamente concentrarci su una serie di tematiche interconnesse, che fanno luce sulla libertà e il potere di essere donna e su come poi nella società questa libertà prenda pieghe diverse e costanti nel corso della storia.
Siamo partiti da un romanzo di quarant’anni fa, poi trasformato in serie, perché in qualche modo le ancelle esistono davvero. Non in fatto di schiavitù sessuale femminile, ma di uno stato di appartenenza di un certo di tipo di stereotipo.
Qualche mese fa Lucia Antista su marieclaire.it parlava della womanosphere e di come le “girlboss” sembra abbiano fallito: su TikTok la parola womanosphere raccoglie oltre 233 milioni di post in cui diversi contenuti social propongono un ideale femminile laccato e smagliante, dove sono escluse le donne tutto fare, le “femministe”. Sono loro la cattiva reputazione del genere e dello status symbol culturale e familiare, che vuole una donna amabile e un uomo forte, una moglie domestica e felicemente addomesticata.
Non è la prima volta che ci soffermiamo sul tema e guardando meglio si trovano dinamiche simili, ma in forme diverse: ci sono le femcel che rinnegano ogni rapporto sessuale con il genere maschile e le tradwives, nome moderno e trend super attuale, che trae ispirazione dal fenomeno conservatore statunitense degli anni ‘70 in risposta al femminismo: giù le mani dalla tradizione, le donne sono delle perfette casalinghe!
In questo contesto nasce una visione del mondo femminile che a Difred sarebbe stata stretta: “la donna è donna solo se fertile, magra, eterosessuale, desiderabile (ma solo per un uomo), credente e subordinata”, per usare le parole della Antista.
Spesso ci sembra di batterci almeno online per cambiare le cose, per cercare di costruire un nuovo percorso dell’essere donna che si allontana da stereotipi poco attuali, eppure non è così: la storia si ripete ciclica, dobbiamo solo prenderne atto.
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