Qualche tempo fa eravamo in trasferta a Bologna, viaggio di lavoro: portatile, auricolari, colazione take away e carrozze affollate. Nel nostro vagone un uomo stava ascoltando a modico volume un video su youtube. Come lui anche il resto dei passeggeri ascoltava il suo audio, senza però averlo chiesto.
Quello che è successo non è certo una novità e anzi negli ultimi due anni è diventata quasi la norma: messaggi vocali, chiamate in vivavoce e reel dai social si infilano nelle conversazioni quotidiane, dando fastidio e sconcerto.
Come è possibile che non si abbia rispetto della propria privacy? E soprattutto, quando il messaggio audio è una chiamata e dall’altra parte del telefono c’è una persona, sa di essere ascoltata? Avrebbe piacere?
Sembra che a queste domande nessuno sia interessato a rispondere e sembra che gli auricolari siano ormai un optional.
A fine agosto il Guardian ha raccontato di “Headphones On”, una nuova campagna pubblicitaria per la Transport for London contro i rumori molesti provenienti dagli smartphone: oltre a una serie di poster che incoraggiano i passeggeri a usare le cuffie affissi sulla linea Elizabeth e poi su autobus e altre linee, la campagna ha intensificato il messaggio con la collaborazione di JBL.
È possibile vincere uno dei cinque paia di cuffie wireless JBL Live 770 NC, a patto che gli utenti mettano “mi piace” al post su Instagram che parla della campagna, seguano TfL e JBL UK e tagghino un amico nei commenti. Nulla di nuovo, ma è sicuramente un passo avanti.
Cosa spinge però le persone a non abbassare il volume dei loro dispositivi? Secondo Davide Coppo su Rivista Studio la colpa è ancora una volta della pandemia: “Oltre al boom dello streaming audiovisivo e l’aumento dell’intrattenimento tramite smartphone, c’è il rapporto tra pubblico e privato: il bisogno di spazi aperti e il confinamento di milioni (miliardi) di persone in casa per sei mesi, ha accentuato un individualismo e un isolamento già molto presenti nella cultura contemporanea, riducendo le interazioni umane e, di conseguenza, la considerazione già bassa per la presenza di altri esseri umani intorno a noi.”
Dunque siamo più egocentrici e menefreghisti? Ci piace pensare di no, ed è bene che se ne parli.
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