Siviglia è la città degli azulejos e del mudejar: piastrelle di ceramica dipinte che abbelliscono muri e facciate e che spesso si incontrano con lo stile cristiano da influenze arabe in volte e archi acuti.
Il rigore della ripetizione e la minutezza degli ornamenti sia nella pittura delle lastre che nell’intaglio del marmo, rende elegantissimi palazzi e cattedrali che vantano la loro commistione. Si tratta di una combinazione dall’energia ipnotica, un’energia che vuole trattenere, presidiare: è facile innamorarsene perdutamente.
L’Andalusia ha questo potere mistico, con un piede nel passato e uno nel presente, dove l’importanza del rito è una corazza, mentre l’Oceano Atlantico uno sfogo, che dichiara la necessità viscerale di evolversi e lasciare andare.
In questa contraddizione meravigliosa nasce il Metropol Parasol, un progetto architettonico che inaugura in centro città nel 2011, ma che vede la sua costruzione ben quattro anni prima. Ideato dall’architetto tedesco Jürgen Mayer, è conosciuto come La Setas di Siviglia a causa delle sue sembianze: quelle del fungo Clathrus ruber.
Certo a leggerne così non sembra invitante, invece si tratta di una struttura che misura 150 metri di lunghezza, alta circa 28,5 metri. È stata realizzata con 3.500 porzioni di legno di pino finlandese microlaminato, rivestito da poliuretano impermeabile, traspirante e flessibile.
È uno dei primi edifici interamente in legno di queste dimensioni.
Come ogni architettura moderna nelle città che trasudano storia, la Setas sbuca quando meno la si aspetti: tra uffici, garage e una chiesa. Suddiviso a più livelli, al piano terra – e sotto – ospita il museo Antiquarium, insieme al rinnovato Mercado de la Encarnación con più di 2.000 mq di bancarelle. Storico mercato cittadino risalente alla metà del 1800, fu demolito negli anni settanta per problemi strutturali e rinnovato con l’inaugurazione del Metropol Parasol.
Salendo le scale una piazza sopraelevata accoglie musicisti, bambini e chiunque volesse ispirazione e relax, al riparo della tettoia senza tetto ondulata per cui la struttura è conosciuta.
Una volta sopra, è possibile perdersi:
a 21 metri di altezza si può camminare sulla Setas per ammirare la città di Siviglia dall’alto e immergersi nelle experience proposte, degne della nostra contemporaneità.
Eravamo partiti dagli azulejos e dal mudejar per parlare dei clathrus ruber; il solo e unico denominatore comune è l’incontro tra il vecchio e il nuovo, una continua necessità di riprendere dal passato per andare avanti e lasciarsi contaminare, un po’ come le navate infinite della Mezquita di Cordoba, per restare nello stesso paese. Però questa è un’altra storia e noi al momento ci fermiamo qui.