Cosa succede quando due sconosciuti si guardano negli occhi per quattro minuti o più?
È un tempo lunghissimo, se pensiamo alla durata media di un reel: chi lo guarderebbe oltre i sessanta secondi?
Dieci anni fa la giornalista americana Mandy Len Catron fece un esperimento che le assicurò il matrimonio e che oggi ci sembra ancora piuttosto all’avanguardia: si piazzò davanti a un uomo sconosciuto e consenziente – oggi suo marito – e mise in atto il gioco delle “36 domande”, ideato dallo psicologo Arthur Aron negli anni ’90.
36 domande divise in tre blocchi per arrivare a conoscere in pochissimo tempo e dal vivo la persona che si ha davanti. Rivoluzionario allora, rivoluzionario oggi perché dal vivo (no, niente chat).
Ma perché ne parliamo? Perché risponde a una domanda che ci tormenta da sempre: come si crea l’intimità tra due persone?
L’esperimento prevede una scaletta precisa, le domande cominciano in punta di piedi:
“Ti capita mai di provare quello che devi dire in una telefonata prima di farla?” E poi scendono piano, più in profondità: “Hai un rapporto stretto con la tua famiglia? Pensi che la tua infanzia sia stata più felice della media?” Fino a scavare: “Qual è, se esiste, un argomento su cui non si può scherzare, per te?”
I motivi vincenti di questo esperimento sono almeno due, il primo: non è tanto cosa si dice, ma come. Quarantacinque minuti per rispondere, senza filtri, mentre l’intimità cresce silenziosa e come un dato di fatto. Occhi negli occhi, nudi e nude, davanti a un nuovo ascolto.
Il secondo: le domande sono organizzate per rompere il ghiaccio in modo progressivo, si comincia discretamente per poi arrivare al dunque. Il tutto pensato per disinnescare le difese. L’ambiente è ridotto all’osso: niente notifiche, niente caffè da tenere in mano, nessuna musica in sottofondo. Solo due esseri umani che scelgono di esserci, senza schermi.
Mandy ne scrisse un articolo sul New York Times e concluse che in quel momento si era sentita davvero vista. Non amata, non conquistata: vista. E forse è questo, più dell’innamoramento, il gesto più raro e rivoluzionario che possiamo fare oggi. Guardare. Ascoltare. Dirsi la verità o comunque parlarsi.
Probabilmente starete pensando che i date sulle app di incontro servono a questo. Ma quante chat si concludono poi davvero con un incontro?
Dobbiamo vederci di più.
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