“Oggi molti studenti sembrano spaesati di fronte all’idea di leggere più libri ogni semestre (…) il problema non è che non vogliono leggere, ma che non sanno come farlo. Alle scuole medie e superiori hanno smesso di chiederglielo (…).
Un sondaggio recente condotto dall’Ed Week Research Center su circa trecento insegnanti di scuola elementare e media ha rivelato che solo il 17% lavora prevalentemente su testi integrali. Un ulteriore 49% utilizza un mix di opere integrali, antologie ed estratti.”
La giornalista statunitense Rose Horowitch tradotta dall’Internazionale ci racconta di come in America sia sempre più difficile basare l’istruzione dei ragazzi e delle ragazze sulle letture integrali. Perché per leggere si legge, ma in modo sempre più frammentario.
Di fatto cosa accade? Che un romanzo viene aperto a metà, magari si recupera l’incipit, qualche capitolo e poi l’epilogo. Oppure estratti di giornale, caroselli sui social. Ma no, sembra sempre meno frequente che si chieda di un Dorian Gray o una Madame Bovary.
E in Italia?
Secondo i dati dell’Istat nel 2023 è aumenta la quota di lettori di libri, pari al 40,1% della popolazione dai 6 anni in su (39,3%, nel 2022). Tra questi, il 43,7% legge fino a 3 libri l’anno, mentre i “lettori forti” (12 o più libri letti in un anno) sono il 15,4%. La lettura di libri è soprattutto prerogativa dei giovani (fascia d’età 11-24 anni) e delle donne.
Una tendenza in controcorrente la nostra. Certo non abbiamo certezza di quanti libri i professori diano agli studenti, ma i dati si rivolgono a una percentuale di giovani molto ampia. Possiamo tranquillizzarci.
La cosa che ci colpisce è più che altro la frequenza con cui almeno una volta l’anno si faccia un sondaggio di questo tipo. Il mercato dell’editoria è sempre molto attivo, la sovrapproduzione ha investito ormai anche questo settore e ognuno di noi ha sempre un nuovo libro intonso da voler leggere, che poi diventano due e spesso tre.
Secondo Christian Caliandro, gli scrittori e le scrittrici sono i primi a leggere meno. Così come gli addetti ai lavori “intellettuali”. A meno che non lo facciano per un favore, aspettando di essere contraccambiati, sembra che chi produce opere d’arte non ne fruisca.
Ma perché è così importante leggere qualcosa nella sua interezza? Non passiamo la maggior parte del nostro tempo su chat ed email, rispondendo a messaggi molto lunghi?
La neuroscienziata Maryanne Wolf ci dice che il deep reading – l’immersione totale in un testo scritto – stimoli abitudini mentali preziose, come il pensiero critico e l’autoriflessione, in modi che la lettura frammentaria non può replicare.
Volete mettere seguire le vicende di un personaggio dall’inizio alla fine? Immedesimarsi nelle sue esperienze e viaggiare con la mente in un posto che esiste solo tra le nostre mani e fuori dal tempo. Nel tempo della lettura di un romanzo.
Per il 2025 leggiamo un po’ di più.
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