Un mazzo di fiori, un’esplosione di movimento frizzato nel cielo, una sventagliata di spazi, luoghi: questo è l’Arbre Blanc a Montpellier, in Francia.
Progettato e consegnato nel 2019 da un gruppo di architetti, composto da Dimitri Roussel, Manal Rachdi OXO architects, Nicolas Laisné e Sou Fujimoto Architects, l’edificio è prevalentemente a uso residenziale e comprende 113 abitazioni, una galleria d’arte, un ristorante e un bar panoramico. Diciassette piani di vertigini.
Ogni appartamento gode infatti di “balconi sospesi”, creando un continuo con l’interno: le terrazze sporgono fino a 7,5 m, creando spazi abitativi esterni, aree verdi, protezione solare e mitigazione del vento.

Arbre Blanc a Montpellier, Francia
Questi pergolati sono come delle lunghe braccia, uniscono il dentro al fuori e più si sale più si ha la sensazione di volare. L’idea alla base è proprio quella di avvicinarsi il più possibile agli ambienti esterni, dialogando con i cittadini e la natura per omaggiare l’area circostante, aria, cielo e infine terra: le fondamenta.
Non si tratta solo di concezioni idealistiche, “l’Arbre Blanc è stato progettato tenendo conto di quattro criteri imposti dalla città di Montpellier: essere accessibile in tram, coniugare eccellenza e originalità, associarsi a una società plurale e inclusiva e sapersi adattare ai cambiamenti per diventare sostenibile”. (ad-italia.it)
Situato tra il centro storico, il nuovo quartiere Port Marianne e la zona Odysseum, questa torre eclettica si affaccia sul fiume Lez e si integra con i percorsi pedonali e ciclabili: la necessità politica e sociale dietro questa costruzione è stata quella di riqualificare la città.
Ispirato al “biomimetismo”, l’approccio architettonico che si ispira alla natura per progettare edifici ecosostenibili, l’Arbre Blanc imita appunto la forma dell’albero e dei suoi rami, per gestire luce, ombra e ventilazione. Questa caratteristica, che sembra quasi un vezzo creativo, è in realtà uno dei punti-forza per cui l’edificio è considerato sostenibile: meno luce artificiale, più luminosità solare.
Non è l’unico edificio che unisce stravaganza e sostenibilità a mondo naturale: con un’estensione orizzontale anziché svettante c’è l’Eastgate Centre in Zimbabwe, ispirato ai termitai africani e alle ridondanze arabeggianti. Anche qui l’attenzione a balconate ricurve garantisce una naturale ventilazione interna.
Le linee curve e le terrazze infine creano un “velo permeabile”, che favorisce il passaggio dell’aria e, senza ricorrere a condizionatori, protegge dal sole nei mesi più caldi.

Eden Project, Cornovaglia
Infine, anche se non si tratta di un complesso residenziale, c’è l’Eden Project, un complesso turistico in Cornovaglia che ospita due delle più grandi biosfere al mondo.
Le cupole di cui è costituito, imitano le strutture leggere ma forti degli alveari e la loro geometrica, minuziosa organizzazione. Al loro interno si trovano oltre 100.000 piante provenienti da tutto il mondo, possibili grazie all’emulazione di due atteggiamenti climatici: quello mediterraneo e quello tropicale.

Eden Project, Cornovaglia
In questi esempi lontani per geografia ma vicini per visione, è l’architettura a sancire il suo necessario e profondo legame con lo spazio:
unisce estetica, funzionalità e rispetto per l’ambiente, dimostrando che imitare la natura non è solo possibile, ma profondamente necessario.