“Aspetta, guarda se ho le tette fuori posto. – No, hai delle tette fantastiche, perfette. Le mie sono fuori posto?”
Ci siamo innamorati di Igor, anche se stiamo iniziando dalla fine del film.
Giuriamo: niente spoiler, perché qui davvero dovete correre a vederlo e se lo hanno già tolto dalle sale, rimedierete presto in qualche modo.
Igor è un personaggio apparentemente marginale di una storia di sesso e amore che si divide in due parti nette e lui è la chiave di lettura di entrambe. L’attore, Jurij Borisov, è il rispetto in persona, unica silenziosa bilancia tra la prima e la seconda parte del nono lungometraggio di Sean Baker. Tra il sesso remunerato e pazzo e l’amore giovane e disperato.
Nella prima parte c’è una ragazzina ventenne che si fa chiamare Any, fa la spogliarellista e anche balletti spinti che vende in privé aperti, dove uomini di ogni età pagano per toccarla, vederla, baciarla. Fa così tutte le sere, fino a che il giovane russo Vanya, figlio di ricchi e ricco per antonomasia, non paga incondizionatamente la sua presenza, fino a comprarsi l’amore.
Ma l’amore, quello vero, non ha prezzo e quindi i due si sposano a Las Vegas giurando una vita insieme fatta di soldi – che ora sono di entrambi – droga, alcool e feste in piscina senza tempo né stagioni. Fino a qui il film è lussurioso e impossibile, tra carrellate di fattanza e risate a crepapelle, fiumi di champagne e unghie laccate e tanta, tantissima gioventù. Poi Vanya è ricercato dalla famiglia, figlio ingrato che sperpera soldi e – per pietà no – si sposa la prima troietta che gli capita.
Ecco che inizia la seconda parte: spasso puro misto a paradosso e commozione. Un mix unico e inaspettato su cui non apriremo bocca, in cui però si fa strada Igor: muove la storia senza dire una parola ma dimostrando che il rispetto è alla base della vita.
Questo film parla prevalentemente di adulti sordi, che ostentano ascolto ed educazione (ascolterete il breve monologo di Toros in una tavola calda). Parla di uomini soli, pedine di un sistema che li vede ingabbiati dentro cliché statici. Parla della potenza delle donne, madri feroci e amanti risolute. E poi, con la scena finale, parla di comprensione, una chiusura di una dolcezza così limpida che ci viene da piangere dalla bellezza.
Voto da zero a dieci, undici.
(vi prego, in lingua originale. In italiano potrebbe non avere senso)