Esiste un’energia speciale che vibra negli animi quando si visita un’isola; un bisogno di appartenerle, di volersi sentire parte di quel mondo a portata di mare. Ma esiste anche una paura silenziosa, un inconsapevole distacco terrestre che prima ancora di partire allontana.
Gli stereotipi concettuali legati all'isola sono un filtro oscurante: esclusione, separatezza, solitudine, naufragio, arroccamento, prigione, esilio, confino, sono solo i più diffusi, ma appena ci spostiamo in culture Ocean-centered come quella vichinga o quella polinesiana, ci rendiamo conto che l'Occidente è impastoiato in un paradigma coloniale geocentrico che dà sempre priorità alle terre, uno sguardo continentale che perpetua un modello geografico egemonico dove il mare è il vuoto. Per chi vive in mare, al contrario, l'acqua è il centro del mondo, le sue mappe indicano paesaggi sommersi e moti di correnti, mentre le isole, soprattutto quelle oceaniche, sono piccole pause, zone di sospensione nell'immensità salata, e l'arcipelago è un'iperoggetto bucherellato tenuto assieme dal dinamismo delle acque, dal pieno del mare.
(Matteo Meschiari)
“Isole e Idoli” a cura di Chiara Gatti e Stefano Giuliani con il contributo di Matteo Meschiari, inaugura la stagione estiva del MAN di Nuoro con l’obiettivo di raccontare il potere attrattivo e simbolico di queste terre nel mare.
Tra antico e moderno, la mostra si muove su momenti differenti, indagando le ragioni antropologiche di artisti visitatori, come Gauguin, Pechstein, Miró, Arp o Matisse, che nel corso dei loro viaggi hanno stretto un legame con la parte più ancestrale di certe terre, “proiettando le loro stesse icone statuarie nella dimensione assoluta del sacro”.
La mostra propone infatti un dialogo tra le loro opere e alcuni reperti archeologici provenienti da musei sardi e dal Louvre, creando un filo di continuità visiva e materiale che supera i confini del tempo.

Harem sopra il mare, Franz Roh
Presente nel percorso anche “Isole minori”, un reportage fotografico della Sardegna negli ultimi 25 anni, fatto di scatti in bianco e nero e di volti antichi, a testimonianza di un luogo che è stato insieme anima selvaggia e feroce urbanizzazione. Da un entroterra chiuso e tradizionale, a luogo più aperto e accogliente, frutto del necessario sviluppo turistico.
Con “Iscra”, infine, alcuni artisti e artiste guidati da Leonardo Boscani hanno esplorato il territorio della Planargia, in un viaggio fra costa e mare, chiudendo il cerchio narrativo del passaggio tra antico e moderno, con uno sguardo contemporaneo.

Nudo africano, Giuseppe Biasi © Fondazione Sardegna
In “Isole e Idoli” l’isola smette di essere semplice geografia per diventare metafora fluida, archetipo mutevole, spazio di approdo e di trasformazione. La mostra al MAN ci invita a riconsiderare lo sguardo con cui osserviamo queste terre circondate dal mare, spingendoci oltre i cliché dell’isolamento e godere appieno di tutta la loro sacralità.
Un viaggio tra immagini, memorie e visioni che non fa altro che aprire i nostri confini.
Fino al 16 novembre
MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 27